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Una numerosa delegazione cubana assisterà alla riapertura dell’ambasciata a Washington

“Lunedì 20 luglio 2015 si ascolteranno le note dell’Inno Nazionale e sarà alzata la bandiera cubana per marcare la riapertura ufficiale della nostra ambasciata negli Stati Uniti, con una cerimonia solenne e breve, con la presenza di una trentina di personalità cubane e circa cinquecento invitati”, ha assicurato una fonte del ministero delle Relazioni Estere cubano, MINREX.

“Dal 20 luglio sono ufficialmente ristabilite le relazioni tra i due paesi e le attuali Sezioni d’Interesse a L’Avana e in Washington diventano ambasciate”, ha spiegato il vice direttore generale degli Stati Uniti nel Minrex, Gustavo Machín.

Nel caso di Cuba la cerimonia di riapertura si effettuerà lo stesso lunedì 20, di mattina.

La delegazione nazionale che parteciperà all’evento sarà guidata dal ministro delle Relazioni Estere e membro del Burò Politico del Partito, Bruno Rodríguez Parrilla, il primo ministro degli esteri cubano che realizza una visita uffciale negli USA da più di mezzo secolo.

Durante la sua visita, Rodríguez Parrilla sarà ricevuto dal segretario di Stato nordamericano, John Kerry, ha annunciato Machín.

Alla cerimonia assisteranno una trentina di personalità della politica, la cultura, la gioventù, le scienze e lo sport di Cuba, in Calle 16, dove si trova da quasi un secolo l’edificio che era l’ambasciata dapprima e quindi la Sezione d’Interesse poi.

Tra loro, Ana María Mari Machado, vicepresidentessa dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare; i membri del Consiglio di Stato, Miguel Barnet Lanza, presidente dell’Unione degli Scrittori e gli Artisti di Cuba; Miriam Nicado García, rettrice dell’Università di Scienze Informatiche; Ileana Amparo Flores Morales, direttrice dell’Impresa José Valdés Reyes e Yaramis Armenteros Medina, direttrice aggiunta dell’Impresa di Commercio e Distribuzione dei Medicinali del Minsap; Josefina Vidal Ferreiro, direttrice generale degli Stati Uniti nel Ministero delle Relazioni Estere, che ha presieduto la delegazione dei negoziati nelle conversazioni tra i due paesi.

Altre personalità cubane presenti saranno Eusebio Leal Spengler, deputato e Storiografo della capitale; Ricardo Alarcón de Quesada, ex presidente del Parlamento cubano; Ramón Sánchez Parodi, che fu il primo capo della sezione d’interesse di Cuba negli USA e Ramón Pez Fe­rro, assaltante della Caserma del Moncada ed ex presidente della Commissione delle Relazioni Internazionali dell’ Assemblea Nazionale del Potere Popolare.

Inoltre gli artisti Alexis Leiva Machado (Kcho) e Silvio Rodríguez Domínguez; e uno de medici del contingente Henry Reeve che ha combattuto l’epidemia di Ebola in Africa occidentale, Ronald Hernández.

La cerimonia nordamericana a L’Avana si effettuerà in una data da precisare tra le autorità di due paesi.

“La missione cubana ha invitato anche circa mezzo milione di persone che hanno lavorato in questi anni per migliorare le relazioni tra i due paesi”, ha detto Machín, precisando che negli USA ci sono moltissime persone convinte che L’Avana e Washington devono mantenere una relazione differente.

Machín, rispondendo a una domanda sulla possibilità d’invitare politici statunitensi che si oppongono ai passi fatti dai due paesi per avvicinare le posizioni, qualcuno come Marco Rubio per esempio, ha detto che: “Uno non invita a casa sua persone che vogliono solo fare danni ed evitare i passi avanti. È un controsenso, non sono invitati”, ha assicurato.

La fine di una tappa e l’inizio di una nuova

“Il ristabilimento delle relazioni diplomatiche e l’apertura delle ambasciate è un fatto significativo che porta a compimento gli accordi presi dai presidenti di Cuba e degli Stati Uniti lo scorso 17 dicembre”, ha segnalato il diplomatico cubano.

È un passo storico, e il 20 luglio gli attuali capi delle Sezioni d’Interesse, il cubano José Ramón Cabañas e lo statunitense Jeffrey DeLaurentis, sono diventati Incaricati commerciali, al fronte delle ambasciate.

Machín ha parlato delle complessità che esistono nel sistema statunitense per la designazione di un ambasciatore. Ci sono dei procedimenti che i due Paesi prevedono e inoltre la nomina degli ambasciatori non dev’essere all’unisono.

Rispetto al futuro comportamento delle nuove ambasciate, Machín ha segnalato che l’1 luglio, quando i presidenti hanno scambiato le carte, e annunciato l’accordo per il ristabilimento delle relazioni, tutti e due hanno parlato dell’impegno di rispettare i principi e i propositi della Carta delle Nazioni Unite e il Diritto Internazionale e in particolare le Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari.

Inoltre ha segnalato il significato delle parole di Obama nel Vertice delle Americhe, quando ha detto che il suo paese non trattava per un cambio di regime in Cuba.

“Adesso dobbiamo vedere nella pratica la manifestazione di questa volontà”, ha detto e ha ricordato che ci sono segnali nel Congresso degli USA, soprattutto nella Camera, per aumentare i fondi destinati storicamente alle attività sovversive contro l’Isola, con la scusa di programmi “a favore della democrazia”.

Il diplomatico cubano ha ratificato che il ristabilimento delle relazioni sarà il culmine di una prima fase e l’inizio di un processo molto più lungo e complesso verso la normalità dei vincoli bilaterali.

In questo senso ha ribadito che è impossibile avanzare in questo cammino senza l’eliminazione del blocco.

Machín ha citato altri punti che Cuba ha posto sul tavolo per questa nuova tappa, come la restituzione del territorio illegalmente occupato dalla Base Navale in Guantánamo, il termine delle trasmissioni radiofoniche e televisive illegali, l’eliminazione dei programmi indirizzati alla promozione e la destabilizzazione interne e il compenso al popolo cubano per i danni umani ed economici provocati dalle politiche degli Stati Uniti.

“Sono problemi che richiedono tempo”, ha dichiarato.

Per la parte statunitense ha sottolineato che il tema dei compensi por le nazionalizzazioni delle proprietà, all’inizio della Rivoluzione è un punto d’interesse.

Machín ha spiegato che le parti non hanno concordato ancora come si svolgeranno i dialoghi su questi temi, partendo da adesso, nè in che forma.

Fa parte del nuovo processo decidere se le parti si concentreranno su un singolo punto o ne toccheranno vari nello stesso tempo, o se si terranno in un formato di commissioni o con delegazioni di privati, tra le altre formule specifiche.

Machín, con una lunga carriera diplomatica focalizzata sulle relazioni con gli Stati Uniti, ha assicurato di non essere pessimista rispetto al futuro.

“I presidenti hanno preso una decisione e adesso abbiamo le condizioni per discutere la ricerca di soluzioni ai problemi che si sono accumulati in 56 anni,” ha detto ancora.

Rispetto ai passi avanti in alcuni aspetti della politica nordamericana verso Cuba, nei mesi successivi al 17 dicembre, Machín ha detto che sono state prese misure nella direzione corretta, ma che sono sempre limitate.

Il presidente Obama conserva ampie prerogative esecutive per influire sull’applicazione pratica dell’embargo, anche se è il Congresso che ha la possibilità d’eliminarlo.

A proposito della possibilità che venga eletto nelle prossime elezioni politiche un presidente contrario al cambio di politica verso Cuba, che annulli le misure di Obama, Machín ha ricordato che le decisioni prese sino ad ora godono del sostegno della maggioranza della popolazione statunitense.

“Il prossimo presidente avrà la responsabilità di prendere le decisioni che riterrà corrette e rispettino la volontà e il desiderio dei due popoli”, ha dichiarato.

“Cuba reitera la sua volontà d’andare avanti nel processo verso la normalizzazione delle relazioni con gli Stati Uniti”, ha concluso Gustavo Machín.

 

Autore: Sergio Alejandro Gómez | internet@granma.cu

Photo: Ismael Francisco